Strategie di vendita - Bisogno del consumatore

Il mattoncino più importante con il quale cominciare a costruire la propria strategia di vendita è quello di ascoltare di cosa hanno bisogno le persone; quindi quello che serve fare è cercare di immedesimarsi in loro e farsi la giusta domanda:

“Se fossi il mio cliente, di cosa avrei bisogno?!?”

Strategia di vendita – Creare ed individuare i bisogni

Ciao cara e caro lettore, bentrovato 🙂

Andiamo subito nel cuore dell’argomento del post, che ne pensi? Oggi ti condivido uno di quei “segreti” che solitamente nei corsi di marketing non condividono perché sarebbe perdere potenziali clienti in platea… siccome a me non interessa “convertirti” in mio cliente, che il pandorico vaso si apra 🙂

Scherzi più o meno a parte, senza manie di grandezza o presunzione d’onnipotenza, l’argomento di oggi vuole essere una sorta di tabula rasa su tutto quello che sappiamo in merito alla vendita e ripartire dall’inizio.

Ok, ora che hai liberato la mente, quello che di solito consiglio ai miei clienti spetta spetta, hai liberato la mente vero?!? Perchè stai pensando ancora se hai liberato la mente?!?! Dai scherzo! Sto burlone oggi… Quindi dicevo, sì, partiamo dal primo mattoncino utile a costruire la “comprensione”: poniti la domanda giusta e la prima secondo la mia esperienza, è la seguente: “Se fossi il mio cliente, di cosa avrei bisogno?!?”

Se fossi il mio cliente, di cosa avrei bisogno?

Farsi le domande non è una moda, o uno sport olimpico; è secondo me uno dei metodi più potenti per cercare di non tralasciare nulla e soprattutto permette di non perdere tempo con il “dito” e quindi mirare subito alla “Luna”.

Cercare di immedesimarsi nello spettatore è stato ed è uno dei più grandi insegnamenti che vengono dal teatro greco, passando dalla letteratura e al cinema…
Tantissime arti tengono si poggiano su tale domanda:

“Se fossi il mio spettatore, cosa mi piacerebbe vedere?”

Di primo acchito potrebbe sembrare una paraculata, cioè dai allo spettatore quello che si aspetta=vinciamo facile, ma in una seconda lettura, secondo la mia esperienza se diamo allo spettatore quello di cui ha bisogno, faremo del nostro spettatore un nostro fedele seguace perché vedrà in noi una sorta di “faro”.

E per dargli quello di cui ha bisogno dobbiamo chiederglielo oppure intuire osservando i fenomeni che accadono sia temporalmente che geograficamente.

Ed ecco qua il secondo mattoncino, osservare!

Per migliorare le vendite bisogna osservare il cliente

Perché l’imprenditore non si “limita” solo ad assumere personale, ad approvvigionare il magazzino; non si limita solo ad aprire e chiudere la saracinesca del suo punto vendita o le luci all’atelier la sera.

Il secondo mattoncino è quindi osservare, ma cosa osservare?

Ok è arrivato il tempo di vedere un’immagine per cercare di comprendere questi primi due mattoncini.

In questa immagine secondo me c’è l’essenza della vendita ossia:

  • mattoncino 1: cercare di creare/individuare i bisogni;
  • mattoncino 2: osservare lo spazio ed il tempo.

Nell’immagine anzitutto non ci sono sconti, prezzi, caratteristiche delle carote; non ci sono carote lucide in pile di cassette ordinatissime davanti al punto vendita.
Nell’immagine c’è l’imprenditore che:

  • sfrutta un momento specifico dell’anno (nell’immagine si intravede un poco di neve) – mattoncino due;
  • suggerisce alle persone di comprare le carote magari per fare il pupazzo di neve – mattoncino uno.

In più come puoi vedere l’immagine potrebbe aver generato in te una sorta di sorriso…
Bene! L’amalgama che tiene assieme i due mattoncini è l’ironia perchè attenzione, tieniti forte… con l’ironia si può comunicare il proprio prodotto/servizio/brand e magari anche vendere, ma sssssssssssshhhhhhhhhh (con l’indice davanti alla bocca)! Non dirlo troppo in giro senno gli esperti di marketing che usano modelle e modelli mezzi nudi si arrabbiano!!!

Migliorare le vendite con l’individuazione del bisogno

Quello che abbiamo visto è un esempio lampante di individuazione di un ipotetico bisogno, è vero è molto semplice, ma a mio avviso può spiegare in modo immediato il concetto che voglio condividerti in questo post.


Ho trovato anche un altro esempio eclatante riguardo l’argomento e lo possiamo trovare in questi due esempi.

 

Quante milioni di miliardi di volte abbiamo visto i venditori approcciarsi nei tre approcci visti? è una bella penna, la puoi usare per scrivere, citi il fatto che la usi anche tu… tutti possono dire questo!

Invece se grazie alla tua sensibilità di persona ed imprenditore trovassi il modo di servire i tuoi clienti precisamente per quello che necessitano oppure se grazie ad una tua proposta gli migliori la vita?

Dove pensi che andrà il tuo cliente la prossima volta? 

Quanto detto lo possiamo trovare nel medesimo film: 


Ovviamente nel limite della legalità intendiamoci, non spoilero nulla del film, ma ci tengo a dire che nel lavoro serve onestà e correttezza, attenzione a non truffare nessuno!

Strategie per migliorare le vendite in sintesi

Per cercare di migliorare le nostre vendite quindi ricordo i due mattoncini: 

  • mattoncino 1: cercare di creare/individuare i bisogni;
  • mattoncino 2: osservare lo spazio ed il tempo.

Non demonizzo l’elencazione delle caratteristiche, funzionalità, l’uso della reciprocità (dire che lo stai usando anche tu il prodotto), ma non ci sono solo quei modi di comunicare! 

Nella mia esperienza (ormai sono 15 anni) nella produzione di spot per il cinema, purtroppo quello è il modo di comunicare, perché l’imprenditore pensa solo a farsi la guerra sul prezzo e quindi lo vuole mostrare grande quanto metà schermo del cinema, vuole che i suoi saldi non finiscano mai… In uno spot di 5” vuole dire a cosa serve il suo prodotto e mi tocca riempire di scritte tutta la pubblicità…
Ecco sono qui per consigliarti di non agire in questo modo. In questa epoca dire meno è dire di più, per questo la filosofia del Less is more è la migliore che posso consigliare, ma questo magari è argomento di un altro post, che ne pensi?

Siamo arrivati alla fine, il lavoro di pubblicazione come sai richiede tempo e ricerca e tu puoi fare grandi cose per aiutarmi; se vuoi:

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Film documentario Giuseppe Giovannini

Cara e caro lettore, in questo mio articolo ti racconterò il progetto video che ho ideato, ed in parte prodotto, riguardo la quarantena vissuta a causa del covid-19.
Esordisco subito dicendoti che è un prodotto video che tratta tale argomento “non trattandolo”.
Con questo voglio dire che le scene potrebbero riguardare qualsiasi situazione temporale, sociale e geografica; ho voluto quindi dimostrare quello che cita il titolo del docu/film “Ci pieghiamo solo per allacciare le scarpe”.

Certamente quello che vedrai sarà uno spaccato di società, non voglio generalizzare perchè ovviamente non abbiamo tutti reagito allo stesso modo durante la quarantena.

Ma ora mi taccio perchè non voglio troppo influenzarti e ti condivido il video:

 

 

Come è nato il progetto del docu/film sulla vita al tempo del covid19

Il progetto è nato perchè in qualche modo volevo lasciare il mio personale ed umile sguardo del periodo che stiamo vivendo che secondo me in qualche modo, più o meno ci ha segnato per sempre.

Ed ho pensato di agire utilizzando la qualità che più mi contraddistingue, la capacità di fungere da linker, di mettere in contatto le persone (almeno così mi dicono) e un aspetto lavorativo che prediligo, la produzione video.

Oltre a quanto detto finora, in questo progetto ho voluto condividere ulteriori “livelli” di decodifica. Oltre a essere un video documentario sulla quotidianità delle persone comuni durante la quarantena, il documentario vuole anche:

  • essere d’ispirazione per gli spettatori perchè uscito nel pieno della pandemia;
  • essere liberatorio poichè rivedendo certe scene si potrebbe raggiungere la catarsi.

Questo è il mio primo progetto di produzione cinematografica dal punto di vista dell’ideazione, produzione e distribuzione; chi mi conosce sa che mi occupo anche e quasi soprattutto di regia, fotografia, video ripresa e montaggio per le produzioni video. I primi tre aspetti non li troverai in questo docu/film perchè la formula che ho attivato è quella del film collettivo quindi reso possibile grazie ai contributi delle persone, in questo caso grazie ai contributi delle 28 famiglie partecipanti.

Il micro documentario: la quarantena in breve

La formula del micro docu l’ho proposta agli altri della troupe perchè volevo provare ad essere incisivo tramite una formula più breve. Il montaggio del video lo ha seguito Andrea Giovagnoli.

Il progetto è durato complessivamente 2 mesi dalla fase di incubazione dell’idea fino alla distribuzione sui social network e l’iscrizione ai festival italiani di cinematografia.

L’iter per produzione del documentario

In questi due mesi ho potuto mettere in pratica diverse conoscenze in ambito cinematografico che ho

L’idea ed il soggetto

Una cosa non è chiara finché non riesci a spiegarla a tua nonna, diceva uno più saggio di me. Dalla prima ispirazione che ebbi dopo aver visto una foto postata su Facebook che ritraeva un’infermiera dormire su una sedia, ho subito cercato un modo per raccontare quello che avevo visto tramite il video. Ed ho cercato quindi di “sfruttare” l’impossibilità di video riprendere e di dirigere a mio vantaggio, coinvolgendo quindi le persone in un progetto di produzione video collettivo che ho spiegato loro nel soggetto quindi in 3 righe A4, circa.

La sceneggiatura

Assente, tutto improvvisato (a tema proposto) dagli attori/registi che hanno partecipato al progetto.

Il casting

Io e gli altri della troupe abbiamo pensato di coinvolgere diversi spaccati sociali: da persone magari più estrose ed inclini alla camera, a persone più intorverse, dall’artista visivo alla dote culinaria. Tutto, tutti!

La produzione

Come detto il progetto è collettivo perchè la quarantena ci ha imposto di non uscire. Oltretutto far raccontare storie in un docu/film secondo me è coinvolgente perchè possiamo entrare in diverse intimità familiari.
Essendo tutti in quarantena, ho coinvolto e poi direzionato verso le rispettive produzioni i vari registi tramite chat su Facebook, Tik Tok, Instragram, Whatsapp ed email. La direzione però riguardava solo la cifra stilistica ed il tono di voce da utilizzare, intendiamoci; cioè ho detto loro di partecipare al progetto filmando una loro giornata durante la quarantena e poteva riguardare qualsiasi cosa, sia pratica che emotiva: divertimento, fare da mangiare, cantare, tristezza, allenamenti fisici, incazzatura…
L’unica regola che ho imposto è stata la seguente: ti vieto di vietarti!

La realizzazione dei contenuti ed ogni idea presente nel docu/film è opera dei partecipanti quindi i veri registi sono loro!

La post produzione

Questa fase è stata completamente curata da me per il docu film e da Andrea per il micro docu. C’è stato sempre un costante confronto tramite le chat e i web meeting in tutte le fasi ed anche in questa, anche se poi i canovacci drammatici sono stati interpretati da me e montati seguendo le logiche drammaturgiche che secondo me erano più efficaci.
Tecnicamente, ho pensato di suddividere il docu/film in capitoli per dare allo spettatore un po più di pulizia visiva e soprattutto ho in questo modo messo meglio in relazione ogni clip che ovviamente non potevano avere relazioni di continuità proponendo 28 temi comunicativi diversi.  

La promozione

Il docu/film ed il micro documentario al momento sono presenti nella pagina ufficiale del progetto su Facebook: https://www.facebook.com/cipieghiamosoloperallacciarelescarpe

La distribuzione

Stiamo cercando di stringere rapporti con i cinema per distribuirlo in sala quando sarà possibile. In più stiamo iscrivendo sia il docu/film, sia il micro documentario a vari festival presenti nel territorio nazionale.

I compagni di viaggio del documentario

Sono molto contento della partecipazione sia dei colleghi di viaggio Andrea Giovagnoli e Sigfrido Berretta, sia delle famiglie che han deciso di partecipare al progetto dedicando i loro momenti di vita.

Per me è stato un esordio in cinematografia col botto: aver prodotto tutto in due mesi scarsi, nella situazione sociale di quarantena e non potendo gestire tutto è stato qualcosa di memorabile.

Le seguenti parole mi sembrano sia la migliore chiusura di questo post, sia la migliore apertura del docu/film:

Storie di un popolo e di ciò che lo rende unico: la fantasia.

28 famiglie, 28 storie… le loro, le nostre.

Così distanti da non essere mai stati tanto uniti.

Benvenuti in Italia.

Siamo arrivati alla fine e la domanda che ti pongo è solo una: se hai un’idea da produrre, anche se apparentemente impossibile da realizzare, fallo.
Se il sogno che hai non ti spaventa, non è abbastanza grande.

Fammi sapere come hai vissuto la tua quarantena o anche quale spezzone avresti filmato…
Oppure se hai un’idea di produzione video post quarantena fammelo sapere che troviamo il modo di farla (se ci convince :))

Aaaaaa un momento!! Non andare via! Devo fare la call to action, se no la Mariangela si arrabbia!

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