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Problem solving marketing

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Ciao e benvenuto nel mio blog.
Solitamente vado subito al centro dell’argomento per farti capire di cosa stiamo parlando ed anche questa volta andrà così. 🙂

Oggi parleremo di qualcosa che esiste, ma non esiste come definizione nell’ambito delle strategie di marketing.
Parleremo della cazzimma e di come è assolutamente necessario che anche nel marketing si possa sfruttare.

Se sei campano, sicuramente sai cos’è la cazzimma; per chi non è napoletano cito Pino Daniele:

“Designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti […].
È l’attitudine a cercare e trovare, d’istinto, sempre e comunque, il proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè”

P. Daniele, Storie e poesie di un mascalzone latino, Napoli, Pironti, 1994, pp. 52-53

E la domanda sorge spontanea: che c’entra la furbizia nel marketing?!?
Ti faccio un esempio.

Problem solving per un panino: Nathan’s Hot Dog Eating Contest

Nathan's Hot Dog Eating Contest

Lui è Takeru Kobayashi e la sua storia non ha niente a che vedere con le strategie di marketing perché è un mangiatore di hot dog.
Nel 2001 immaginiamoci Takeru che lascia tutti, ma dico tutti a bocca aperta mentre la sua no: è intento infatti a sbaragliare ogni record di New York.
Argomento hot dog!
Ma che sto dicendo?
A New York dal 1916 si svolge una competizione chiamata Nathan’s Hot Dog Eating Contest, la gara più famosa di hot dog della città e funziona in questo modo: ogni concorrente ha a disposizione 12 minuti per mangiare più hot dog possibili e l’unica cosa che viene concessa loro è l’acqua, nient’altro.
Fino al 2001 il record era di 25 hot dog, che sono già un botto perchè io in 12 minuti riesco a finirne uno sicuramente, e forse ce ne sta un altro!
E allora perchè la gente in quel lontano 2001 rimase a bocca aperta vedendo mangiare Takeru?!? Perchè nei minuti concessi, ne mangiò 50!
Come ha fatto Takeru secondo te?!? Non sbirciare sotto la soluzione… ops ora che te l’ho detto sicuramente lo farai.
In aula non te l’avrei detto subito :))

Il problem solving creativo

Takeru Kobayashi ha utilizzato una tecnica che nessuno aveva mai utilizzato… Già, perchè anche le soluzioni creative si nutrono di tecniche!

Prima mossa: inizia a mangiare prima i wurstel senza nessun contorno.
Proprio così! Perchè se ben ricordi la gara consiste nel mangiare hot dog, ma nessuna regola impone come farlo!

Seconda mossa: utilizza in modo creativo la caraffa d’acqua a disposizione. Inzuppa il pane nel liquido ottenendo così una poltiglia che, da che mondo è mondo, è molto più semplice da mangiare velocemente (il pane restava la cosa più difficile da mangiare).

Risultato 50 hot dog in 12 minuti, quasi 4 hot dog al minuto.

Il nostro Takeru è o non è pieno di Cazzimma? 

Cos’altro possiamo imparare da questa storia? Secondo me un insegnamento incredibile riguardo il problem solving: dato un problema dove sembra esserci solo una soluzione logica, per superare i limiti, battere la concorrenza, sfuggire dall’ovvio bisogna riuscire ad analizzare il problema da più punti di vista sfruttando quello che si ha a disposizione e vedere le cose che apparentemente sono un problema, come una risorsa.  

Imparare a sviluppare la capacità di problem solving

Nelle mie aule, all’interno dei percorsi di marketing, dedico sempre tempo riguardo il problem solving.

Ricordo un caso e il ricordo mi fa sorridere ogni volta.
Una barista di Bellaria alzò la mano ed esordì dicendo:

“Beh, ma allora io potrei proporre il caffè in ghiaccio nel mio bar!”

La cazzimma del caffè - Problema solving creativo

Un corsista presente in aula le disse:

“Ma per caso vorresti proporre la bevanda usata nel salento qui in Romagna? No, perchè è molto buona e sarei il tuo più fidato cliente”.

La barista tutta infuocata di un’improvvisa illuminazione rispose (più o meno, non ricordo le parole precise):

“Macchè, di più… faccio pagare un caffè 5€, ma anche 10€, perchè porto il mio cliente a bere il caffè nella ghiacciaia della macelleria a fianco.”

Ora le si può dire tutto a questa idea, giusto? 

Ma siamo sia in piena cazzimma, sia in un approccio assolutamente creativo in tema di problem solving: perché proporre aromi, miscele, cialde, disegnini sul cappuccino e farsi la guerra per 10, 20 o 30 centesimi? 

La mia corsista, metabolizzata la “tecnica di Takeru”, ha subito messo in pratica con un’idea certamente da “studiare”, ma che poi non è così campata per aria, vedi il fenomeno degli ice bar!

Problem solving e pensiero laterale nel marketing

Ti ho potuto dimostrare come qualcosa di apparentemente inafferrabile come un concetto, se veicolato da tecnica, può diventare concreto e spendibile.
In giro per il mondo ci sono tanti casi di “pensiero laterale”, per dirla con le parole del grande De Bono.

Di seguito degli esempi.

  • Nel Montana, un villaggio vicino ad un eliporto era ormai disabitato a causa dell’eccessivo rumore, le abitazioni vennero vendute a famiglie ed enti per sordomuti.
  • A New York ci sono pochi poliziotti. Il sindaco commenta: «Dovrebbero avere sei occhi!» Vengono creati dei Citizen Watch, ossia cittadini che vigilano e avvertono la polizia in caso di bisogno, sistema poi adottato in 20.000 comunità degli USA.
  • Una casa automobilistica giapponese sostiene costi di esportazione via nave troppo onerosi, per questo motivo le navi vengono allestite in modo da effettuare l’assemblaggio durante la traversata.
  • La società australiana che gestisce i telefoni pubblici è in crisi a causa del basso costo delle telefonate rispetto la loro elevata prolissità. Viene notevolmente appesantita la cornetta del telefono in modo da indurre telefonate più brevi.

La cazzimma romagnola: il problem solving della mia terra

La cazzimma poi non è una prerogativa solamente campana, anche qui in Romagna (sono di Cattolica) ne siamo un poco “dotati”.
Tutto si può dire della provincia di Rimini, zona costiera (come d’altronde tutto si può dire di ogni cosa) tranne che c’è un bel mare, d’estate, in Agosto.
Con i milioni di turisti che arrivano, come puoi immaginare, tutti quelli che sono i servizi essenziali si stressano fino a produrre problematiche ambientali importanti.
Lungo la costa non abbiamo nemmeno scorci paesaggistici eccelsi: non ci sono grotte, scogliere, di verde ce n’è veramente poco (bisogna arrivare a Pinarella di Cervia).
Ma abbiamo saputo trasformare in plus gli svantaggi elencati, ad esempio le motonavi: che le abbiano in gloria gli dei di Riccione!

Non potendo sfruttare l’acqua per i motivi suddetti, ci siamo “passati” sopra.
Negli anni 90 erano nella “to do list” di ogni singolo turista della riviera da Rimini a Cattolica; le sentivi al mattino “rastrellare” sui bagnanti in quell’inglese e tedesco possibilmente letto contemporaneamente dal megafono; e via su a vedere… cosa?!? Le piattaforme petrolifere a largo abbiamo, le alghe dopo gli scogli ci sono… Li portavi a vivere un’esperienza di socializzazione, fra pesce arrostito, liscio e tavernel… ehm, pardon, buon vino bianco.

Quando negli anni 50 e 60 i primi flussi degli stranieri d’oltralpe (tedeschi e austriaci) si affacciavano in Italia, scelsero i primi lidi veneti di Legnano e Jesolo, bypassarono la zona del Po e scesero fino al sud di Ravenna e arrivarono a Rimini. Chi glielo diceva di svalicare per andare in Liguria e Toscana? Bene, soprattutto in zona di Rimini, agli allora pescatori, conciatori di reti e comunque tutto l’indotto che lavorava con pesca ed agricoltura, nel vedersi arrivare i turisti, brillò l’idea di dar loro un servizio fondamentale: l’ospitalità.

E questo è la Romagna (soprattutto zona Rimini).

Ora però mi taccio perchè secondo me la fotografia migliore si può trovare in questo video:

Siamo arrivati al termine di questo post.
Spero di averti spiegato l’argomento Cazzimma in modo esauriente!

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