Come realizzare un evento

Ideazione, gestione e pubblicizzazione di un evento. Tutto quello che devi sapere su come realizzare qualsiasi tipologia di evento.

Cara lettrice e caro lettore, in questo post ti racconterò un’esperienza di lavoro che ho vissuto nel campo degli eventi.
Come sempre cercherò di condividerti un mio sapere per darti la possibilità di emanciparti nelle tue future ideazioni e produzioni.

Quello che ti racconterò in questo post riguardo l’evento “Ven a veda”, “vieni a vedere“, tradotto dal dialetto romagnolo.

Assieme alle associazioni di categoria di Cattolica fra le quali, nelle vesti di capofila, CNA, io e i miei collaboratori ci siamo tuffati nell’esperienza della creazione, gestione e pubblicizzazione dell’evento.

L’evento è nato dall’esigenza di “rivitalizzare” il centro storico di Cattolica, quindi dare ad esso la scintilla.

I beneficiari di tale iniziativa sono stati i commercianti dell’associazione Flaminia di Cattolica.

 

Come si costruisce un evento: i presupposti

Già da queste pochissime informazioni, emergono due informazioni cruciali:

  • la possibilità di risolvere problematiche sociali, culturali, economiche grazie agli eventi;
  • cercare l’appoggio di associazioni di categoria per andare ad intercettare, ad esempio, i finanziamenti utili a migliorare gli happening. 

Facciamo un passo indietro. L’esigenza che l’associazione Flaminia e CNA avevano evidenziato era appunto quella di dare nuova linfa al centro storico di Cattolica a favore dei cittadini, ma non solo, anche alle attività commerciali.


La sfida di riportare le persone nel centro storico ci ha galvanizzato soprattutto perché, da cittadini di Cattolica, io ed i miei collaboratori abbiamo visto il lento abbandono di quel luogo da parte sia dei cittadini, sia dei vari attori come pubblica amministrazione e aziende.

La fase di ideazione di un evento

Con l’incarico in mano, parte la prima fase, quella creativa.

Fermento di idee: ipotizziamo il centro storico come grande labirinto dove proporre happening culturali; contattiamo la super Teresa Romolo per proporre il suo bellissimo format Fotomaratona (al quale partecipai come videomaker dell’evento), annoveriamo nella nostra short list anche l’Escape room del funambolico Valerio Bamberga.

Ipotizzammo anche l’arrivo del guinness dei primati perché avevamo lanciato l’idea della più grande bip del mondo (non è bene dirlo perché magari la sfida la riproporrò in altra sede)… Proponemmo anche altri 10 happening, ma per non annoiarti troppo mi fermo qui.

Quando presentammo le idee all’associazione, il direttivo dovette scegliere, e si scelse la rassegna cinematografica, tema animazione, con tre film di Miyazaki.

Anche per scegliere i tre film, fra me, Sabrina, Andrea e Mattia, si scelse la via del brainstorming “spinto”… c’è chi ipotizzava Fantozzi, chi lo Squalo… Alla fine ha però vinto anche il target di riferimento ossia la famiglia, e i film di Miyazaki mettevano tutti d’accordo, sia i grandi che i piccini!


Altra tappa obbligatoria per la realizzazione di un evento: la fase creativa.

La tendenza è sempre quella di proporre solamente le solite cose; le sessioni di brainstorming permettono di:

  • dare libertà di parola a tutti gli attori dell’organizzazione;
  • valutare tutte le opportunità ;
  • generare idee innovative.

Ed ora che si fa? 

In un evento ci sono tantissime fasi da considerare, prevedere e gestire.

 

La pianificazione organizzativa – Identificazione della location e delle date

Identificammo così il luogo e le date. 

La location naturale per ospitare l’evento fu la piazza del mercato coperto di Cattolica, predisposta già per i concerti, era (ed è) dotata di una buona acustica e strategicamente efficace perchè proprio nel centro storico.

Le tre date del 19-20 e 21 Agosto le proponemmo attaccate soprattutto perchè affittammo dall’Amplilux un proiettore 2k potentissimo da non ricordo quanti lumen, ma tanti tanti e il telone 6x3mt; per non parlare delle due coppie di casse acustiche che durante le prove del suono le vibrazioni arrivarono fino a Zion (ogni riferimento a Matrix è voluto).

Il beneficio di tale scelta fu, durante le tre serate, lampante: si vedeva benissimo anche fino alle scale presenti nella coda della piazza (ossia a circa 70mt).

 

La bellezza estetica e la memorabilità: il lasciapassare di un evento

Lavorando nel cinema volevo dare risalto anche all’impatto estetico dell’evento, che non è mai di secondaria importanza!

Non è finita qui!!! Per dare all’evento un alto indice di memorabilità, predisponemmo circa 50 mq di erba vera, distribuita da noi quattro la mattina del 19 nella parte anteriore della platea; tale area l’avevamo prevista per i bimbi, per dare loro la possibilità di star seduti, sdraiati o in qualsiasi altro modo comodo e giocoso davanti a quei magici colori, luci e suoni dei film.


Oltre alla mini platea verde, circoscrivemmo l’area con diverse aiuole verdi alte circa 2mt per dare ancora di più la sensazione di vivere sì un evento cinematografico, ma non solo… A cucire quest’ultimo aspetto collocammo nell’ingresso della piazza una sorta di Guest tree book, un albero sul quale i bambini potevano appendere i loro desideri.


Come vedi anche una “semplice” rassegna cinematografica può essere customizzata, rendendola un’esperienza unica.

Avremmo potuto anche dotarci di uno schermo di 3 metri, un proiettore HD, delle casse acustiche mediocri… Questo capita a volte nelle rassegne, ma non durante il Ven a Veda. I dettagli fanno la differenza nella memoria emotiva di chi ha partecipato.

 

La temibile fase amministrativa di un evento

Terminata la fase progettuale, arriva quella amministrativa, dove solitamente bisogna fare chilometri e chilometri all’interno degli uffici pubblici per venire edotti riguardo le procedure da seguire per il corretto svolgimento dell’evento.

Penso che in quel periodo vedevo più i funzionari del SUAP che me stesso allo specchio… e riguardo questa fase non c’è altro da dire!


La conoscenza maturata negli anni nella produzione visiva tramite grafica, fotografia e video mi ha dato la possibilità di gestire anche la fase promozionale dell’evento, sempre ovviamente collaborando con Sabrina, Andrea e Mattia.

Anche in questa fase i brainstorming furono incessanti perché ripeto, la volontà era quella di dare a Cattolica un evento memorabile ma anche creare un’alta aspettativa attorno ad esso.


Se qualcuno mi chiedesse:

“Cosa vendi Giuseppe?”

io non risponderei video, foto, eventi… risponderei:

“Quello che un video, una foto o un evento ti fanno provare!”

Ammappate che frase tosta!!! Non è che voglio fare quello che se la tira, ma vendo proprio quello, ossia cercare di provocare reazioni emotive sia negli spettatori, ma anche nel mio cliente!

 

Coinvolgere chi richiede l’evento: la fase pubblicitaria

Come ci sono riuscito? Anzitutto coinvolgendo i beneficiari dell’evento quindi i commercianti dell’associazione Flaminia, che hanno partecipato all’evento in modo festoso, creando quasi un evento nell’evento.

Grazie al palcoscenico del teatro Snaporaz di Cattolica, infatti abbiamo realizzato il set per le fotografie coordinato da me e Mattia ed ibridate con gli interventi illustrativi di Sabrina.

Tali fotografie facevano parte della proposta pubblicitaria lanciata sui social, utile appunto a promuovere l’evento.

La proposta venne lanciata sui social accompagnata dall’iniziativa #indovinailfilm, volevamo infatti mettere anche lo spettatore al centro del progetto di comunicazione dandogli la possibilità di tentare la sorte indovinando il film rappresentato dai commercianti…

Ecco di seguito 5 dei 12 prodotti fotografici realizzati.

La produzione pubblicitaria – I video promozionali dell’evento

Oltre alla fotografia, la fase di promozione ha visto anche la produzione di 6 contenuti video.

In questo caso abbiamo usato il format parodistico sempre con tema cinematografia.
Abbiamo infatti parodizzato sia scene famose, sia maschere famose del cinema.

Ecco quattro esempi. Quello nel secondo video sono io!


Come hai potuto vedere, nelle mie produzioni l’acquirente non compra solo la promozione di un evento, prodotto o servizio che sia, “compra” anche stati d’animo, divertimento, soprattutto. Infatti cerco sempre di intrattenere grazie ad esso, piuttosto che elencare caratteristiche noiosissime per tentare appunto la vendita.

Appunto anche negli eventi bisogna vendere il servizio, considerando poi che d’estate ci sono tanti eventi cinematografici e la richiesta era quella di far vivere ai cattolichini delle esperienze in città.


Ulteriori prodotti più coinvolgenti lato social furono i time lapse e hyper lapse:


Ultimo, ma non per ordine d’importanza, il manifesto ufficiale dell’evento.

Quando arriva il giorno dell’evento: i dettagli dell’organizzazione

Destinare risorse economiche e produttive alla fase pubblicitaria può determinarne il successo o la catastrofe: come per tutti i prodotti e servizi, la pubblicità può migliorare il feeling fra emittente e spettatore anche per un evento.

Vien da sé che se un evento è poi nuovo, serviranno ancora più sforzi; se nel tempo l’evento prende piedi, come si suol dire si pubblicizzerà quasi da solo.


Una volta terminate tutte le fasi elencate… arriva l’evento 🙂

Come detto precedentemente, curammo anche tutto l’allestimento (platea green, aiuole separatrici, albero dei desideri, affiancamento al service per la valutazione sonora e visiva) e fummo presenti ovviamente durante l’evento per il coordinamento “dietro le quinte” per i vari timing sulla presentazione, proiezione del film, fotografia di scena per il post evento, interazione nella fase di chiusura evento zona albero desideri; un plauso va anche alla formidabile anchor woman Diana Saponara che ha creato l’unione magica fra la sala e i film.

Organizzazione eventi – Gli imprevisti

Tutto questo è stata la mia prima esperienza nel settore eventi.

L’associazione Flaminia, anche grazie all’evento realizzato, si è presa in carico la rinascita del centro cittadino di Cattolica; la risposta della cittadinanza non si è fatta attendere: i primi due giorni la piazza è stata piena, il terzo, complice la nuvola di Fantozzi ehm… un temporale estivo abbattutosi nel tardo pomeriggio, ha visto calare un poco le presenze.

L’amministrazione pubblica rimase talmente sorpresa dalla fase pubblicitaria che ci diede la gestione del main event per l’estate successiva, quella del 2017… Ed il main event estivo della riviera romagnola è la Notte Rosa.


Ora la mia parte di condivisione l’ho fatta, sarebbe magnifico se tu condividessi le tue idee riguardo quanto esposto, che ne dici?

I modi per farlo li conosci: puoi commentare questo articolo, oppure puoi condividerlo sui tuoi social, magari taggandomi, e far partire in quei luoghi la conversazione.

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Ultima frase, lo giuro: contattami se vuoi saperne di più, è gratis! 🙂 

Problem solving marketing

Indice

 

Ciao e benvenuto nel mio blog.
Solitamente vado subito al centro dell’argomento per farti capire di cosa stiamo parlando ed anche questa volta andrà così. 🙂

Oggi parleremo di qualcosa che esiste, ma non esiste come definizione nell’ambito delle strategie di marketing.
Parleremo della cazzimma e di come è assolutamente necessario che anche nel marketing si possa sfruttare.

Se sei campano, sicuramente sai cos’è la cazzimma; per chi non è napoletano cito Pino Daniele:

“Designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti […].
È l’attitudine a cercare e trovare, d’istinto, sempre e comunque, il proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè”

P. Daniele, Storie e poesie di un mascalzone latino, Napoli, Pironti, 1994, pp. 52-53

E la domanda sorge spontanea: che c’entra la furbizia nel marketing?!?
Ti faccio un esempio.

Problem solving per un panino: Nathan’s Hot Dog Eating Contest

Nathan's Hot Dog Eating Contest

Lui è Takeru Kobayashi e la sua storia non ha niente a che vedere con le strategie di marketing perché è un mangiatore di hot dog.
Nel 2001 immaginiamoci Takeru che lascia tutti, ma dico tutti a bocca aperta mentre la sua no: è intento infatti a sbaragliare ogni record di New York.
Argomento hot dog!
Ma che sto dicendo?
A New York dal 1916 si svolge una competizione chiamata Nathan’s Hot Dog Eating Contest, la gara più famosa di hot dog della città e funziona in questo modo: ogni concorrente ha a disposizione 12 minuti per mangiare più hot dog possibili e l’unica cosa che viene concessa loro è l’acqua, nient’altro.
Fino al 2001 il record era di 25 hot dog, che sono già un botto perchè io in 12 minuti riesco a finirne uno sicuramente, e forse ce ne sta un altro!
E allora perchè la gente in quel lontano 2001 rimase a bocca aperta vedendo mangiare Takeru?!? Perchè nei minuti concessi, ne mangiò 50!
Come ha fatto Takeru secondo te?!? Non sbirciare sotto la soluzione… ops ora che te l’ho detto sicuramente lo farai.
In aula non te l’avrei detto subito :))

Il problem solving creativo

Takeru Kobayashi ha utilizzato una tecnica che nessuno aveva mai utilizzato… Già, perchè anche le soluzioni creative si nutrono di tecniche!

Prima mossa: inizia a mangiare prima i wurstel senza nessun contorno.
Proprio così! Perchè se ben ricordi la gara consiste nel mangiare hot dog, ma nessuna regola impone come farlo!

Seconda mossa: utilizza in modo creativo la caraffa d’acqua a disposizione. Inzuppa il pane nel liquido ottenendo così una poltiglia che, da che mondo è mondo, è molto più semplice da mangiare velocemente (il pane restava la cosa più difficile da mangiare).

Risultato 50 hot dog in 12 minuti, quasi 4 hot dog al minuto.

Il nostro Takeru è o non è pieno di Cazzimma? 

Cos’altro possiamo imparare da questa storia? Secondo me un insegnamento incredibile riguardo il problem solving: dato un problema dove sembra esserci solo una soluzione logica, per superare i limiti, battere la concorrenza, sfuggire dall’ovvio bisogna riuscire ad analizzare il problema da più punti di vista sfruttando quello che si ha a disposizione e vedere le cose che apparentemente sono un problema, come una risorsa.  

Imparare a sviluppare la capacità di problem solving

Nelle mie aule, all’interno dei percorsi di marketing, dedico sempre tempo riguardo il problem solving.

Ricordo un caso e il ricordo mi fa sorridere ogni volta.
Una barista di Bellaria alzò la mano ed esordì dicendo:

“Beh, ma allora io potrei proporre il caffè in ghiaccio nel mio bar!”

La cazzimma del caffè - Problema solving creativo

Un corsista presente in aula le disse:

“Ma per caso vorresti proporre la bevanda usata nel salento qui in Romagna? No, perchè è molto buona e sarei il tuo più fidato cliente”.

La barista tutta infuocata di un’improvvisa illuminazione rispose (più o meno, non ricordo le parole precise):

“Macchè, di più… faccio pagare un caffè 5€, ma anche 10€, perchè porto il mio cliente a bere il caffè nella ghiacciaia della macelleria a fianco.”

Ora le si può dire tutto a questa idea, giusto? 

Ma siamo sia in piena cazzimma, sia in un approccio assolutamente creativo in tema di problem solving: perché proporre aromi, miscele, cialde, disegnini sul cappuccino e farsi la guerra per 10, 20 o 30 centesimi? 

La mia corsista, metabolizzata la “tecnica di Takeru”, ha subito messo in pratica con un’idea certamente da “studiare”, ma che poi non è così campata per aria, vedi il fenomeno degli ice bar!

Problem solving e pensiero laterale nel marketing

Ti ho potuto dimostrare come qualcosa di apparentemente inafferrabile come un concetto, se veicolato da tecnica, può diventare concreto e spendibile.
In giro per il mondo ci sono tanti casi di “pensiero laterale”, per dirla con le parole del grande De Bono.

Di seguito degli esempi.

  • Nel Montana, un villaggio vicino ad un eliporto era ormai disabitato a causa dell’eccessivo rumore, le abitazioni vennero vendute a famiglie ed enti per sordomuti.
  • A New York ci sono pochi poliziotti. Il sindaco commenta: «Dovrebbero avere sei occhi!» Vengono creati dei Citizen Watch, ossia cittadini che vigilano e avvertono la polizia in caso di bisogno, sistema poi adottato in 20.000 comunità degli USA.
  • Una casa automobilistica giapponese sostiene costi di esportazione via nave troppo onerosi, per questo motivo le navi vengono allestite in modo da effettuare l’assemblaggio durante la traversata.
  • La società australiana che gestisce i telefoni pubblici è in crisi a causa del basso costo delle telefonate rispetto la loro elevata prolissità. Viene notevolmente appesantita la cornetta del telefono in modo da indurre telefonate più brevi.

La cazzimma romagnola: il problem solving della mia terra

La cazzimma poi non è una prerogativa solamente campana, anche qui in Romagna (sono di Cattolica) ne siamo un poco “dotati”.
Tutto si può dire della provincia di Rimini, zona costiera (come d’altronde tutto si può dire di ogni cosa) tranne che c’è un bel mare, d’estate, in Agosto.
Con i milioni di turisti che arrivano, come puoi immaginare, tutti quelli che sono i servizi essenziali si stressano fino a produrre problematiche ambientali importanti.
Lungo la costa non abbiamo nemmeno scorci paesaggistici eccelsi: non ci sono grotte, scogliere, di verde ce n’è veramente poco (bisogna arrivare a Pinarella di Cervia).
Ma abbiamo saputo trasformare in plus gli svantaggi elencati, ad esempio le motonavi: che le abbiano in gloria gli dei di Riccione!

Non potendo sfruttare l’acqua per i motivi suddetti, ci siamo “passati” sopra.
Negli anni 90 erano nella “to do list” di ogni singolo turista della riviera da Rimini a Cattolica; le sentivi al mattino “rastrellare” sui bagnanti in quell’inglese e tedesco possibilmente letto contemporaneamente dal megafono; e via su a vedere… cosa?!? Le piattaforme petrolifere a largo abbiamo, le alghe dopo gli scogli ci sono… Li portavi a vivere un’esperienza di socializzazione, fra pesce arrostito, liscio e tavernel… ehm, pardon, buon vino bianco.

Quando negli anni 50 e 60 i primi flussi degli stranieri d’oltralpe (tedeschi e austriaci) si affacciavano in Italia, scelsero i primi lidi veneti di Legnano e Jesolo, bypassarono la zona del Po e scesero fino al sud di Ravenna e arrivarono a Rimini. Chi glielo diceva di svalicare per andare in Liguria e Toscana? Bene, soprattutto in zona di Rimini, agli allora pescatori, conciatori di reti e comunque tutto l’indotto che lavorava con pesca ed agricoltura, nel vedersi arrivare i turisti, brillò l’idea di dar loro un servizio fondamentale: l’ospitalità.

E questo è la Romagna (soprattutto zona Rimini).

Ora però mi taccio perchè secondo me la fotografia migliore si può trovare in questo video:

Siamo arrivati al termine di questo post.
Spero di averti spiegato l’argomento Cazzimma in modo esauriente!

Per ogni domanda contattami via mail, o tramite il form di iscrizione.
Se vuoi puoi anche condividere l’articolo e commentare; anche questi piccoli, ma fondamentali gesti aiutano le mie pubblicazioni ad essere sempre più frequenti e coinvolgenti.

Ultima cosa, lo giuro sul cascione alle rosole, se non lo hai già fatto, iscriviti tramite il form di contatto alla mia newsletter, riceverai altri spunti operativi, ma anche d’ispirazione utili per la tua vita lavorativa.

Grazie per essere arrivato fino a qua, a presto! 🙂

 

Posizionamento del prodotto nel covid19

Ciao lettrice, bentrovato lettore!
L’argomento che tratterò oggi riguarda la pandemia che abbiamo vissuto.
“Ecco adesso ci mancava pure lui”, potreste dirmi… e avreste tutta la libertà di farlo 🙂
Quello che farò non sarà lamentarmi o analizzare crolli di mercato e/o di settori, piuttosto cercare di capire come poter trarre vantaggio da periodi problematici.

 

Per cercare di offrire vantaggi competitivi ai propri clienti, l’azienda dovrebbe sempre farsi la giusta domanda quindi capire come risolvere i suoi bisogni. Se vuoi approfondire l’argomento, ne ho parlato approfonditamente in questo mio articolo sui segreti per migliorare le vendite.

Anche durante un periodo di crisi il primo obiettivo per le aziende dovrebbe essere quello di trovare soluzioni alle aspettative rinnovate dei consumatori.
Questo aspetto concorre a migliorare e far sedimentare l’autorevolezza del brand. 

Questo perché il concetto rimane sempre uno:  

“Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo.”

La frase suddetta di Ford vale sia per quanto riguarda la manifestazione visiva dei prodotti/servizi, sia per la creazione/innovazione di prodotto/servizio perchè anch’essa concorre a far sedimentare il brand nel potenziale spettatore.

Il cambiamento delle strategie di marketing dopo il Covid19

Questo articolo lo sto scrivendo in data 19 Giugno quindi siamo quasi tornati alla vita “normale”, ma dal punto di vista del business il cambiamento epocale è già in azione, le nuove necessità noi consumatori le abbiamo già palesate: avere la possibilità di comprare ogni genere di prodotto da casa anche presso il negozio di quartiere.

Nelle prime settimane i grandi colossi come Amazon non facevano spedizioni, mentre le botteghe hanno cominciato a farle, dando le disponibilità sia sui gruppi cittadini di Facebook, sia grazie alle istituzioni che li hanno pubblicizzati.

Le persone hanno quindi cominciato a ri-conoscere le aziende cittadine grazie alla criticità avvenuta.

Quello che hanno fatto i negozi nelle nostre città è un atto sicuramente eroico, ma anche intelligente in relazione al marketing perché hanno servito le necessità delle persone.

Come battere i colossi dell’ecommerce con strategie diverse

Spesso durante i miei corsi sento imprenditori voler trovare il modo di battere Amazon con il proprio ecommerce…
Caro imprenditore e lettore, non si batte Amazon con le sue armi.

Secondo la mia esperienza gli store online si battono facendo quello che (al momento) non possono fare, favorire la relazione umana.

Per questo secondo me il negozio di quartiere che prende ordinazioni e ti serve con la consegna a casa è un atto di per sè semplice, ma agli occhi delle persone che avevano, hanno ed avranno necessità di comprare da casa, per il marketing relazionale è un atto fondamentale che permette oltre a quanto già detto di “mostrarsi” ad un pubblico che non ti conosceva, perché comprava altrove sia online che offline.

Questo è sintomo di autorevolezza ed è un esempio pratico relativo all’affermazione che ci sta accompagnando:

LA GENTE NON COMPRA QUELLO CHE FAI, MA PERCHÉ LO FAI.

Supermercato 24 è un esempio lampante di servizio che si sta affermando positivamente fra la popolazione e sfrutta la sopravvenuta necessità di fare la spesa da casa.

Quello che serve fare secondo me è e sarà:

  • Investire maggiormente nella comunicazione via social network.
  • Investire maggiormente nella creazione e gestione o presidio di community online.
  • Accelerare dove possibile l’eCommerce.

E tu hai usato servizi del genere durante il lockdown?

Quando il brand aiuta socialmente: strategie di marketing relazionale

L'azione dell'azienda Harmony L'igienico di Rimini
Azienda Harony L’Igienico – Produzione materassi specialistici e guanciali

I brand che adottano un atteggiamento d’aiuto nei momenti di difficoltà lasciano un segno importante nell’opinione pubblica e nei propri clienti.

In situazioni di crisi e difficoltà, è importante che il brand e l’azienda si mostrino attenti alle necessità del cliente ma anche siano pronte a dar loro a costo zero dei vantaggi perché in questi momenti l’obiettivo dell’azienda è soddisfare i consumatori e il pubblico dimostrando attenzione, atteggiamento propositivo e solidarietà nei confronti della collettività.
Questi aspetti sono apprezzati da noi consumatori e favoriscono una percezione positiva del brand.

In più la condivisione di informazioni è uno strumento potentissimo per migliorare l’autorevolezza: mostriamo che ne sappiamo riguardo l’argomento e per questo agli occhi dello spettatore diventiamo una guida, una persona esperta.

Le aziende devono mostrarsi umane: le persone al centro

Film documentario Giuseppe Giovannini

Abbiamo detto che la comunicazione che si intende fornire deve possedere sensibilità, ma più d’ogni altra cosa deve presentare umanità. 
Nessuno meglio di una persona può comunicare con gli individui, al fine di diffondere il necessario messaggio di solidarietà.
Per questo i titolari, i collaboratori aziendali devono metterci la faccia… l’azienda in questo modo si umanizza.
Se non lo vogliamo capire con quello che è successo, quando potremo farlo?

Nel mio piccolo anche io ho tradotto come meglio potevo questo aspetto e ho pensato di contribuire con il mio know how non solo mettendo la mia faccia, ma proponendo un docu/film collettivo sulla quarantena vissuta fra Marzo e Aprile 2020… proprio durante il periodo di massima crisi.

Di esempi di film o docu film nel campo cinematografico ce ne sono davvero pochi, uno fra tutti è Life in a day prodotto da Ridley Scott e consiste nel rendere registi ed attori le persone.

Anche io nel documentario che ho prodotto assieme ad Andrea Giovagnoli e Sigfrido Berretta ho voluto mettere le persone al centro del progetto, chiedendo loro d’essere d’ispirazione per gli italiani, di far vedere cosa si può fare nonostante tutto, di lanciare segnali positivi e propositivi… di mostrare che ci pieghiamo solo per allacciare le scarpe (che è poi il titolo del docu/film). Se vuoi approfondire tutta la produzione del materiale, ho scritto un post dove racconto tutto.

Ho pensato che queste azioni potessero appunto essere motivo sia di catarsi sia di miglioramento personale.
Il risultato è secondo me stato raggiunto ed abbiamo prodotto sia un mini docu di 3’, sia il docu/film di 37’.

Se vuoi vederli ora, eccoli qui per te.

DOCU FILM

MINI DOCU

Sapere è potere: investire nell’aggiornamento

ÈArrivati a questo punto spero che l’importanza di trovare soluzioni alle necessità sopravvenute sia chiara; se ancora non lo fosse, fuor di metafora, stiamo comprendendo quanto sia importante adeguarsi per non sparire.

Le PMI non sono abituate ad aggiornarsi perchè è l’inerzia a governarle. È molto brutto quello che ho appena detto, ma in aula vedo sempre più imprenditori e collaboratori aziendali che non si aggiornano, non si informano su nuovi servizi, su come migliorare il proprio prodotto quindi non pianificano, non sono abituate ad investire sul futuro, non credono nella formazione.

Invece secondo me è la conoscenza delle informazioni ad essere uno dei migliori investimenti da fare.

Non lo diceva ma lo si percepiva nella figura del Merovingio in Matrix:

“CHI POSSIEDE LE INFORMAZIONI POSSIEDE IL FUTURO”.

Le aziende emerse durante il lockdown

Le aziende che vogliono servire le nuove necessità dei clienti, oltre a Supermercato24 ci sono eccome!
Sono anche quelle aziende che fanno ricerca di nuove tendenze e nuovi servizi innovativi, freschi, brillanti.
Ti porto il caso di Delish e come ha saputo organizzare virtual party durante la quarantena (e anche adesso perchè il servizio è talmente innovativo che piace).

Ci sono talvolta persone che preferiscono commisurare la qualità del cibo non solo da esso, ma dalla compagnia attorno alla tavola. Ma le problematiche di distanziamento sociale hanno reso questo “piacere” impossibile da raggiungere prima, con le dovute cautele, ora.
Delish ha sfruttato questo problema trasformandolo in opportunità ed andando a servire quella nicchia di persone che predilige la compagnia a tavola creando una guida completa per organizzare e condividere cene, happy hour ecc… utilizzando il WiFi come “un nuovo grande tavolo”.
Li hanno chiamati Virtual Dinner Party, luoghi virtuali per divertirsi “separatamente ma insieme”.

Il caso Cookist: #iorestoincucina

Durante il lockdown (ma non solo) chi più chi meno ha liberato la fantasia in cucina.
Cookist ha captato queste necessità e ha lanciato sul suo sito l’iniziativa #iorestoincucina.

Si tratta di uno spazio riservato alle notizie, ai servizi per il cittadino e alla condivisione del sapere riguardo il cibo: tutorial, idee e iniziative per sfruttare al meglio il periodo di quarantena imparando, ad esempio, a cucinare tutte quelle ricette che avremmo sempre voluto sperimentare e a cui non ci siamo mai potuti dedicare.

Il segreto del marketing: provarci!

Siamo arrivati alla fine e mai come in questo articolo mi sento di dirti una cosa: nelle strategie di marketing, oltre alle tecniche proposte, bisogna provare, buttarsi! 
Perchè questo mondo non è scientifico, non ci sono formulette magiche per migliorare le vendite da un giorno all’altro!

Siamo arrivati alla fine, il lavoro di pubblicazione come sai richiede tempo e ricerca e tu puoi fare grandi cose per aiutarmi; se vuoi:

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    imprenditori, startupper, hobbisti, influencer ossia a quelle persone che vorrebbero cercare di migliorare le proprie vendite.

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Come migliorare le vendite - Casi reali da cui ispirarsi

Cara e caro lettore, bentrovato.

Questo post è la conseguenza del primo post pubblicato sull’argomento “creazione ed individuazione dei bisogni”. Se vuoi approfondire ti metto il link con anteprima qui di seguito.

Se non hai approfondito nel link l’argomento che tratteremo in questo post, non c’è problema: ti faccio un brevissimo riassunto qui di seguito.

La creazione e l’individuazione dei bisogni del cliente

Per cercare di migliorare le nostre vendite puoi attivarti: 

  • cercando di creare/individuare i bisogni delle persone e servirli con la tua sensibilità di persona e inventiva di imprenditore;
  • osservando lo spazio ed il tempo cioè analizzando cosa sta avvenendo in un luogo geografico in un determinato periodo.

Ricordo anche che questo vuole essere un ragionamento base sul quale cominciare a costruire strategie di vendita efficaci e soprattutto utili per i potenziali clienti bypassando la guerra ai prezzi.

A ben pensarci inserire in una comunicazione visiva i saldi, i prezzi barrati e poi quelli in sconto a meno della metà, gli sconti non è sinonimo di vendita giusto?
Questo perché la pubblicità non è una scienza e soprattutto perchè bisogna anche ricordarsi che la vendita non è il soggetto principale in una comunicazione visiva bensì il miglior effetto collaterale a cui un brand possa ambire.

Silent party: la movida che non fa rumore

Ma basta pipponi, questo post parla di esempi, ed ecco il primo:

Il problema che risolve un Silent Party è: dare un servizio d’intrattenimento agli amanti della musica in città, cosa sempre più difficile da prevedere perché le amministrazioni locali fanno di tutto per rendere “dormitori” i centri urbani.

A mio avviso oltretutto è anche un happening importante perché permette la socializzazione e gli afflussi di persone in luoghi specifici, in fatti questi happening possono essere prenotati e svolti in piazze, vie, ma anche locali, quindi oltre che dare un servizio d’intrattenimento, può essere utile per le attività commerciali. 

Email marketing col cliente fidelizzato

Ora due esempi di una stessa azienda del settore enogastronomico con un cliente fidelizzato (il cliente sono io e lo strumento pubblicitario è una mail)

Pubblicità email gastronomia Tecniche di vendita email

Qui abbiamo un momento dell’anno particolare (ricordi che si può lavorare anche con la temporalità giusto?) e l’azienda ha pensato di invitarmi nel suo punto vendita sfruttandolo. Mi pare che altre parole siano inutili vero? è tanto semplice l’idea quanto efficace secondo me: se voglio fare bella figura per S.Valentino, posso mangiare “sushi afrodisiaco” presso il punto vendita (ho reso illeggibile l’azienda essendo una mail, non perchè non mi danno soldi per citarla :))

Tecniche di vendita email

Tutto si può sfruttare per creare/individuare bisogni, anche la nebbia!!! Anche questo messaggio secondo me è tanto semplice quanto spettacolare e fa leva appunto sulla mia potenziale non volontà di uscire di casa a causa della nebbia (ed oltretutto molto disincentivante l’uscita in quel periodo perchè c’era veramente un muro di nebbia).

Strategie di posizionamento – Menu per ciclisti

Altro esempio sempre settore enogastronomico

Come parlare alla propria nicchia

Qui siamo di fronte ad un capolavoro perchè c’è tutto quello che abbiamo finora visto in merito al soddisfare le necessità delle persone e qui aggiungo un altro tassello per migliorare le tue future strategie: la nicchia.

Nell’immagine vediamo dei ciclisti seduti in un bar e non è facile vederli così perchè hanno bici costose e, se non puoi assicurarle, il rischio di furto aumenta. E cosa fa l’imprenditore che vuole cominciare a servire quella nicchia? Ti propone un parcheggio con lucchetto, oltretutto altro strumento utile perchè i ciclisti solitamente viaggiano il più leggero possibile quindi senza lucchetto e catena.

Altri due servizi per i ciclisti:

  • il compressore per gonfiaggio gomme… ma è un’officina o un bar?!?
  • l’acqua depurata per ricarico borracce.

Chicca finale il menù dedicato ai ciclisti.

Perché? C’è un menù per i ciclisti?!? Certo che no, ma sì se vogliamo cominciare a servire una nicchia. In più ricordo anche che l’imprenditore osserva, ricordi? E al Bar Peledo di Cattolica l’imprenditore ha “osservato” il sempre maggiore numero di ciclisti presenti in zona e quindi ha deciso di servirli.

Ricorda che se segui quello che fanno gli altri, non arrivi mai primo.

Risolvere le necessità delle persone può avvenire sempre, anche in momenti molto critici!

Dal gelato alla politica: strategie di posizionamento

Questa immagine per me è potentissima perchè mostra la volontà dell’imprenditrice di portare avanti la sua mission, il suo lavoro. 

Non solo prodotti, anche servizi.

Quante immagini del genere abbiamo visto e abbiamo vissuto, solo che in quella tavola c’è un ospite che non ti aspetti!

Qui siamo di fronte ad un caso di marketing applicato alla politica e alla gestione del territorio, organizzato in modo creativo e soprattutto in piena sintonia con quanto ti sto condividendo: intercettare le necessità delle persone, in un luogo geografico e temporale e servirle.  

La persona sorridente seduta a capotavola è il funambolico Sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. 

Hai avuto mai il sindaco a mangiare a casa tua? O hai mai visto il tuo sindaco andare a mangiare dalla tua amica?
Che è sta cosa?!? 

Te la spiego brevemente.

Il sindaco ha lanciato il format #UnSindacoInFamiglia, per “entrare in casa delle persone”, “metterci la faccia”, spiegare e dialogare, ma anche raccogliere feedback utili della cittadinanza quindi con chi Pesaro la vive ogni giorno.

Oltretutto favorendo l’iniziativa sui social, c’è anche la possibilità di interagire con il resto della cittadinanza online durante l’evento, per attivare un circolo potenzialmente virtuoso di relazione e interscambio. 

Che cosa fantastica, non trovi?
Bene anche qui ripeto siamo davanti alla tecnica che ti sto condividendo: creare/individuare i bisogni delle persone.

Che ne pensi? Commenta, commenta e aspetta cosa volevo dire?!? Ah si, commenta 🙂

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Strategie di vendita - Bisogno del consumatore

Il mattoncino più importante con il quale cominciare a costruire la propria strategia di vendita è quello di ascoltare di cosa hanno bisogno le persone; quindi quello che serve fare è cercare di immedesimarsi in loro e farsi la giusta domanda:

“Se fossi il mio cliente, di cosa avrei bisogno?!?”

Strategia di vendita – Creare ed individuare i bisogni

Ciao cara e caro lettore, bentrovato 🙂

Andiamo subito nel cuore dell’argomento del post, che ne pensi? Oggi ti condivido uno di quei “segreti” che solitamente nei corsi di marketing non condividono perché sarebbe perdere potenziali clienti in platea… siccome a me non interessa “convertirti” in mio cliente, che il pandorico vaso si apra 🙂

Scherzi più o meno a parte, senza manie di grandezza o presunzione d’onnipotenza, l’argomento di oggi vuole essere una sorta di tabula rasa su tutto quello che sappiamo in merito alla vendita e ripartire dall’inizio.

Ok, ora che hai liberato la mente, quello che di solito consiglio ai miei clienti spetta spetta, hai liberato la mente vero?!? Perchè stai pensando ancora se hai liberato la mente?!?! Dai scherzo! Sto burlone oggi… Quindi dicevo, sì, partiamo dal primo mattoncino utile a costruire la “comprensione”: poniti la domanda giusta e la prima secondo la mia esperienza, è la seguente: “Se fossi il mio cliente, di cosa avrei bisogno?!?”

Se fossi il mio cliente, di cosa avrei bisogno?

Farsi le domande non è una moda, o uno sport olimpico; è secondo me uno dei metodi più potenti per cercare di non tralasciare nulla e soprattutto permette di non perdere tempo con il “dito” e quindi mirare subito alla “Luna”.

Cercare di immedesimarsi nello spettatore è stato ed è uno dei più grandi insegnamenti che vengono dal teatro greco, passando dalla letteratura e al cinema…
Tantissime arti tengono si poggiano su tale domanda:

“Se fossi il mio spettatore, cosa mi piacerebbe vedere?”

Di primo acchito potrebbe sembrare una paraculata, cioè dai allo spettatore quello che si aspetta=vinciamo facile, ma in una seconda lettura, secondo la mia esperienza se diamo allo spettatore quello di cui ha bisogno, faremo del nostro spettatore un nostro fedele seguace perché vedrà in noi una sorta di “faro”.

E per dargli quello di cui ha bisogno dobbiamo chiederglielo oppure intuire osservando i fenomeni che accadono sia temporalmente che geograficamente.

Ed ecco qua il secondo mattoncino, osservare!

Per migliorare le vendite bisogna osservare il cliente

Perché l’imprenditore non si “limita” solo ad assumere personale, ad approvvigionare il magazzino; non si limita solo ad aprire e chiudere la saracinesca del suo punto vendita o le luci all’atelier la sera.

Il secondo mattoncino è quindi osservare, ma cosa osservare?

Ok è arrivato il tempo di vedere un’immagine per cercare di comprendere questi primi due mattoncini.

In questa immagine secondo me c’è l’essenza della vendita ossia:

  • mattoncino 1: cercare di creare/individuare i bisogni;
  • mattoncino 2: osservare lo spazio ed il tempo.

Nell’immagine anzitutto non ci sono sconti, prezzi, caratteristiche delle carote; non ci sono carote lucide in pile di cassette ordinatissime davanti al punto vendita.
Nell’immagine c’è l’imprenditore che:

  • sfrutta un momento specifico dell’anno (nell’immagine si intravede un poco di neve) – mattoncino due;
  • suggerisce alle persone di comprare le carote magari per fare il pupazzo di neve – mattoncino uno.

In più come puoi vedere l’immagine potrebbe aver generato in te una sorta di sorriso…
Bene! L’amalgama che tiene assieme i due mattoncini è l’ironia perchè attenzione, tieniti forte… con l’ironia si può comunicare il proprio prodotto/servizio/brand e magari anche vendere, ma sssssssssssshhhhhhhhhh (con l’indice davanti alla bocca)! Non dirlo troppo in giro senno gli esperti di marketing che usano modelle e modelli mezzi nudi si arrabbiano!!!

Migliorare le vendite con l’individuazione del bisogno

Quello che abbiamo visto è un esempio lampante di individuazione di un ipotetico bisogno, è vero è molto semplice, ma a mio avviso può spiegare in modo immediato il concetto che voglio condividerti in questo post.


Ho trovato anche un altro esempio eclatante riguardo l’argomento e lo possiamo trovare in questi due esempi.

 

Quante milioni di miliardi di volte abbiamo visto i venditori approcciarsi nei tre approcci visti? è una bella penna, la puoi usare per scrivere, citi il fatto che la usi anche tu… tutti possono dire questo!

Invece se grazie alla tua sensibilità di persona ed imprenditore trovassi il modo di servire i tuoi clienti precisamente per quello che necessitano oppure se grazie ad una tua proposta gli migliori la vita?

Dove pensi che andrà il tuo cliente la prossima volta? 

Quanto detto lo possiamo trovare nel medesimo film: 


Ovviamente nel limite della legalità intendiamoci, non spoilero nulla del film, ma ci tengo a dire che nel lavoro serve onestà e correttezza, attenzione a non truffare nessuno!

Strategie per migliorare le vendite in sintesi

Per cercare di migliorare le nostre vendite quindi ricordo i due mattoncini: 

  • mattoncino 1: cercare di creare/individuare i bisogni;
  • mattoncino 2: osservare lo spazio ed il tempo.

Non demonizzo l’elencazione delle caratteristiche, funzionalità, l’uso della reciprocità (dire che lo stai usando anche tu il prodotto), ma non ci sono solo quei modi di comunicare! 

Nella mia esperienza (ormai sono 15 anni) nella produzione di spot per il cinema, purtroppo quello è il modo di comunicare, perché l’imprenditore pensa solo a farsi la guerra sul prezzo e quindi lo vuole mostrare grande quanto metà schermo del cinema, vuole che i suoi saldi non finiscano mai… In uno spot di 5” vuole dire a cosa serve il suo prodotto e mi tocca riempire di scritte tutta la pubblicità…
Ecco sono qui per consigliarti di non agire in questo modo. In questa epoca dire meno è dire di più, per questo la filosofia del Less is more è la migliore che posso consigliare, ma questo magari è argomento di un altro post, che ne pensi?

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Recensioni negative - Come gestirle

Recensioni? Ma va, tanto chi le legge?…

La recensione è quello strumento che quando è positivo siamo tutti felici, quando è negativo no. Certo, ma non c’è solo questo. Nel mio articolo ti mostrerò come nelle recensioni negative si possono nascondere opportunità.

Solitamente siamo sempre stati abituati a non “fallire” mai, per questo anche nella vita lavorativa la sconfitta non è spesso ben digerita; invece da essa possiamo trarre tanti insegnamenti.

Pronti? Partiamo!

 

Commenti e recensioni: istruzioni per l’uso

Cara e caro lettore, questo articolo potrebbe mettermi in cattiva luce ai tuoi occhi perchè probabilmente andrò un poco controcorrente in merito all’argomento recensioni.

Questo è un capitolo importante che porto all’attenzione nel mio corso di marketing e pubblicità.
Tale capitolo durante il mio corso si materializza sotto forma di un grande Buddha al centro della classe, no, di un grande profiterole, no nemmeno… Scherzetto!!! 🙂
Trattasi invece di una slide che riporta la frase

“NON POSSIAMO PIACERE A TUTTI”.

Nel lavoro siamo sempre stati abituati ad essere impeccabili, a dar ragione sempre al cliente…
Certo, non voglio cominciare l’articolo dicendoti di sputargli in faccia al suo arrivo, ma dobbiamo prendere atto che non è umanamente possibile essere h24, 7/7, 365/anno inappuntabili.

Possiamo certamente seguire corsi di PNL e Public speaking, oppure potremmo anche cominciare ad accogliere la “sconfitta”.
Ma attento, questa “sconfitta” non è perdere soldi, la casa, la reputazione…
Questa sconfitta consiste nell’accogliere piuttosto un giudizio non positivo sull’operato.

Magari esistessero corsi del genere, non trovi? Un corso dove si impara a comprendere che NON SI PUÒ PIACERE A TUTTI.

 

Le recensioni rappresentano una grande rivoluzione nel business

Per questo motivo secondo me lo strumento delle recensioni è nel business una fortissima RIVOLUZIONE.

Ora mi taccio e faccio parlare l’Arianna Safonov; il pezzo che a noi serve è quello che va dall’inizio fino a 1:53. Ecco il link:

Le recensioni, ti piaccia o no, esistono; e per fortuna! dico io.

 

La psicologia dell’acquisto: come funzioniamo

Cerca di ricordare cosa fai quando acquisti: talvolta si acquista d’impulso, di necessità, di ritorno, di tendenza, ma si acquista anche nel dubbio e quindi si chiede consiglio; fino a qualche tempo fa avevi il tuo amico, ora hai tante persone su internet che è sì vero che non conosci, ma, grazie al fatto che anch’essi possono venire recensiti, possono assumere quell’autorevolezza che il tuo amico certamente poteva vantare ai tuoi occhi, ma era solo il tuo punto di vista.

Cara lettrice e caro lettore grazie alle recensioni sui siti web/social/store online stiamo vivendo un cambiamento epocale su due fronti: sia per l’utente che come stiamo comprendendo ha più possibilità di scegliere, ma anche lato imprenditore.

Proprio questo aspetto cerco di allenare durante il mio corso formativo e la frase “Non possiamo piacere a tutti” vuole dare a te lettore il mattoncino per comprendere l’arte del “fallimento”.

 

Indispensabili per pochi o mediocri per tanti?

Siccome nel business l’importante è trarre ispirazione da tutto, questo fallimento ha diverse sfaccettature; la più importante che consiglio è quella di cominciare a pensare per nicchie e servirle al meglio quindi cercare di diventare INDISPENSABILE PER POCHI, PIUTTOSTO CHE MEDIOCRE PER TANTI.

Questo concetto lo puoi trovare spiegato in modo più dettagliato in questo mio articolo (Un attimo! Ancora non l’ho scritto…).

Inoltre nelle recensioni potremmo scoprire momenti lavorativi non ben rodati osservati dalle persone e per questo magari motivo di discussione in azienda per capire se si può migliorare.

 

Le recensioni sono una minaccia o uno strumento?

Insomma, le recensioni sono uno strumento aziendale, non un grilletto puntato alla testa!

Quando tengo i corsi per gli imprenditori, questo capitolo è sempre motivo di animate discussioni perchè come dicevo prima, pensiamo che si debba piacere sempre ed in ogni modo.
I feedback che ricevo dagli stessi dopo i primi incontri sono talvolta inaspettati: gli imprenditori dicono che non è tanto abbassare le aspettative nelle vendite, quanto invece una rinnovata consapevolezza nel cercare di ascoltare tutte le campane; non dover rispondere in modo piccato a commenti negativi, piuttosto chiedere il motivo per poi migliorare.

 

Chi domanda, comanda!

E qui l’altro motivo di ragionamento che condivido è CHI DOMANDA COMANDA che è uno degli strumenti più efficaci nella psicologia di vendita.

Cosa non le è piaciuto dell’esperienza con noi?

Ad esempio, potrebbe essere un’interessante domanda per evitare lo scontro.

Ussignur… e ora che è sta cosa? Ti faccio un esempio citando una recensione su Tripadvisor dell’osteria Cencio La Parolaccia, Trastevere, Roma.

Recensione negativa ristorante

 

Come si gestisce la peggiore tra le recensioni?

Perché cito La Parolaccia?
Perché secondo me è il caso più emblematico non in Italia, non in Europa ma nel mondo di come si possa essere STRAORDINARI PER POCHI PIUTTOSTO CHE MEDIOCRI PER TUTTI e di come si possa cercare di risolvere anche la peggiore delle recensioni.

Ancora non ci sono stato, ma sarà una mia tappa; al momento faccio parlare le recensioni:

  • da loro non mangi bene;
  • da loro non stai comodissimo;
  • da loro non è facile trovare posto…

Da loro trovi qualcosa che non esiste da nessun’altra parte, puoi tranquillamente mandare a fanculo lo staff, e viceversa. Lo staff ti provoca, ti insulta, fa gestacci…
Tutto il contrario del classico aplomb da tenere in ristorante 🙂

Non ci credi? Ecco il link:

Aaaaaa che liberazione…
C’è chi spende 120€/h per sfogarsi, da loro spendi meno 🙂

E leggendo la recensione, viene da pensare a come al proprietario veniva fuori il fumo dalle orecchie….
E invece no! Ed inoltre rispondono alle recensioni negative sempre allo stesso modo, cercando di migliorarsi.

Non so se è chiaro quindi cosa si compra da Cencio. Ok cibo, ok vino… D’altronde è un’osteria.
Ma il loro super potere è quello che era l’osteria una volta: intrattenimento, leggerezza, divertimento, dissacrazione della giornata, di un periodo duro…
Questo è Cencio.

Ed ovviamente potrà piacere come no, come d’altronde tutti i business del mondo.

 

Se ricevi un feedback negativo, accoglilo

Ripeti assieme a me: non è possibile riuscire a piacere a tutti.
Proviamo invece a diventare indispensabili per pochi che uno dei tanti per la massa.
E se ricevi un feedback negativo, accoglilo e cerca di capire come migliorarti: cogli l’opportunità.

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Percezione del brand - Corso marketing Rimini

 

Come creare relazioni con il cliente: dal tuo sogno imprenditoriale ai tuoi valori

Corso di marketing e pubblicità: ne hai fatto almeno uno nella tua vita? Sì?
Allora son sicuro che sei pronto a dirmi almeno un motivo per il quale dovrei comprare dall’azienda per la quale lavori rispetto che da qualunque altro tuo concorrente.
Ah, non hai mai fatto nessuno corso di marketing e pubblicità? Nessun problema! In aula come durante le mie consulenze nel settore pubblicitario, alla domanda sopra esposta solitamente conto fino a 10 come l’arbitro sul ring…
Questo perchè purtroppo si crede che seguire cosa fanno gli altri imprenditori sia sinonimo di vendita assicurata… Sarà vero non sarà vero? Lo vediamo subito.

 

Come far innamorare i clienti del tuo brand

Cara e caro lettore, con questo articolo vorrei catturare l’attenzione su un argomento sempre caldo ed interessante: come far innamorare i clienti del tuo prodotto, servizio, brand.

Ti riporto qui la frase presente nel riassunto:

“Dimmi almeno un motivo per il quale dovrei comprare dall’azienda per la quale lavori rispetto che da qualunque altro tuo concorrente”.

Nel 2003 ho mollato un contratto a tempo indeterminato, settore trasporti, mansione ragioniere, azienda C.A.R.A di San Giovanni in Marignano per seguire una delle mie vocazioni: lavorare tramite il computer, la grafica e la fotografia.

Dopo aver convinto nell’ordine: me stesso, la mamma e il babbo, i nonni ed in loop il precedente quadrinomio per i successivi due anni, ho deciso di seguire un corso che mi ha portato a questo istante, ossia scrivere qualche consiglio riguardo il mondo del marketing, dei video e della fotografia (gli altri argomenti puoi rintracciarli nel blog) e raccontare quello che vivo sia in aula che nelle aziende riguardo le strategie di marketing.

Da allora, in relazione ai servizi che offro, è una continua ed incessante ricerca di stile e modo di comunicare che possa contraddistinguermi rispetto i miei competitor, ma che possa anche diventare un mio modo di lavorare; infatti c’ho messo circa 10 anni ad intravedere la mia metodologia di comunicazione.

Con questo voglio dirti che per costruire la propria immagine, tradotta poi in segni visivi e concettuali, il brand, ci vuole tempo, costanza, dedizione, tenacia e non solo, serve anche sbagliare.

Sogni e valori: le leve del business

La libera professione mi ha quindi fatto comprendere che se nel business voglio esistere, devo attivare quelle leve che me lo permettono e per me si possono tradurre in: sogno e valori.

Il sogno te l’ho detto prima: mettere a servizio del mondo del lavoro le mie passioni riguardo la fotografia e la grafica.
I valori idem: si può trasportare nel proprio business il proprio carattere, le proprie idee in merito all’ambiente, alla sostenibilità delle materie prime. Ad esempio, lo smart working… È dal 2004 che lo faccio 🙂
Solo che 15 anni fa eri un povero reietto diseredato, disadattato per non dire appestato… Ora la percezione è diversa, giusto?

Coniugare sogni e valori con il prodotto e l’immagine

Ma come si può mettere il proprio sogno nel business, poi i valori, il tutto poi raccontato tramite i prodotti e l’immagine?
Riguardo il primo aspetto, la fase di ricerca è sviluppo è fondamentale e nel parlo QUI (un attimo! ancora non l’ho scritto!), per l’argomento di questo articolo quello che secondo me devi sapere è in questa immagine:

Come attirare clienti - Corso marketing

 

Quando hai gli obiettivi chiari, tenacia, voglia ci arrivi… Oscia, se ci arrivi!

 

Aziende che lavorano facendo leva sui propri sogni

Devo citare qualche altra azienda che tutti i giorni lavora con il suo sogno ben evidenziato? Ecco qua.

Costruire vetture sportive uniche destinate a rappresentare, in pista come sulle strade, l’automobile italiana d’alta scuola.

1995: Voice Goes Mobile

2005: Life Goes Mobile

Dare alle persone il potere di condividere e rendere il mondo più aperto e interconnesso.

Rendere felici le persone. “Se puoi sognarlo, puoi farlo.”

 

E non poteva certo mancare una delle frasi più emblematiche, se vogliamo parlare di sogno imprenditoriale, o anche visione aziendale ossia la frase di Bill Gates:

Un personal computer su ogni scrivania, e ogni computer con un software Microsoft installato.

 

Il Cluetrain Manifesto

Lo sai perchè questo aspetto è cruciale nel business?
Perchè il tuo cliente, se sei sincero, se hai ideali, se credi che ci sia qualcosa oltre al dover vendere a tutti i costi, se ne accorge!
Questo perchè citando il Cluetrain manifesto tradotto da Luisa Carrada del Il mestiere di scrivere:

“I mercati sono conversazioni”.

Se un bambino, alla domanda: “Che mestiere farai da grande?”, rispondesse: “Non il posto fisso, magari farò le app per controllare il clima della Romagna”, il Cluetrain Manifesto gli andrebbe somministrato per via endovenosa.
A scanso di equivoci, è per questo che nel business possiamo portare i nostri sogni e valori e trasformare tutto nel nostro brand.

 

Che cos’è un brand

Attenzione perchè il brand:

  • non è solo il logo, essendo un’espressione iconica del brand:

Il logo aziendale - Corso Marketing

 

  • non è solo il prodotto, essendo un’espressione fisica del brand:

Come vendere il prodotto - Corso Marketing

 

  • non è solo la pubblicità essendo un’espressione sensoriale del brand:

Fare pubblicità - Corso Marketing

 

Questo è un brand.

Il brand è l’espressione di relazioni, emozioni e percezioni sia tangibili che intangibili colte da un potenziale cliente o cliente acquisito legate ad un prodotto, servizio, persona, di un’azienda: ciò che siamo e come lo comunichiamo diventa il tuo brand.

Incredibile, non trovi?

Corso marketing - Il Brand

 

Come si fa a lavorare sul Brand

Sai dirmi il motivo per il quale tutti i giorni lavori? E qual è il tuo sogno imprenditoriale/visione?
Apporti nel lavoro i tuoi valori?

Da domani mattina, comincia a lavorare su questi aspetti, sono i primi passettini per creare non solo il tuo brand, ma per creare l’immagine che tu vuoi nella mente del tuo spettatore.

 

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